Doveva essere una Pasqua in famiglia, di ritorno da un paio di tornei del circuito internazionale ITF alle Isole Reunion e subito prima di imbarcarsi di nuovo su un aereo con destinazione Rio de Janeiro per altre competizioni sulla sabbia brasiliana. Invece Tommaso Giovannini a casa, per motivi di forza maggiore dettati dall’emergenza coronavirus, c’è ormai da un mese – e non è finita qui – e a causa della pandemia sono saltati tutti i piani dell’atleta romagnolo, uno dei top player del beach tennis mondiale (attualmente numero 5 del ranking ITF).
GIOVANNINI: “CHE FORTUNA IL CAMPETTO IN GIARDINO…” – “Questa situazione ha davvero sconvolto la nostra vita e quella che era la routine quotidiana – sottolinea Giovannini, nato il 21 agosto 1995 a Forlì ma a tutti gli effetti lughese – a maggior ragione per noi che siamo abituati a viaggiare per sei-sette mesi all’anno per gli impegni agonistici e che all’improvviso ci siamo ritrovati bloccati alla luce delle limitazioni adottate dalle autorità per limitare il contagio, senza neppure poter uscire per gli allenamenti. E sinceramente le giornate diventano monotone e pesanti… Quando era ancora freddo mi sono mosso utilizzando cyclette e qualche attrezzo ginnico dentro le mura di casa, ora che il clima lo consente per fortuna siamo riusciti ad allestire un campetto nel giardino di mio padre di 8 metri per 7, dunque quasi regolare. Mi consente di non perdere l’abitudine alla racchetta e di mantenere i riflessi, ma anche di stare all’aria aperta e distrarmi un po’, nel pieno rispetto delle regole. E con questa opportunità posso anche ritenermi un privilegiato in confronto a chi vive ad esempio in appartamento, come ad esempio il mio nuovo partner di gioco Michele Cappelletti”.
Proprio al fianco del cesenate, campione del mondo in carica, a febbraio Giovannini ha sperimentato alcune delle nuove regole introdotte dalla ITF, come la rete posta a un’altezza di un metro e 80 nelle gare maschili (prima era 1,70). “Purtroppo abbiamo fin qui potuto testarle solo in un torneo in Brasile, peraltro in condizioni molto particolari perché il terreno era durissimo a seguito di continue piogge e inondazioni. Si tratta di innovazioni decise per rendere il nostro sport ancora più televisivo e quindi in grado di raccogliere una platea sempre più vasta di appassionati. Personalmente sono favorevole alla maggiore altezza della rete perché consente di scambiare di più, mentre mi lascia perplesso il long tie-break al posto del terzo set”, il parere di Tommaso, che ha scoperto per caso, da ragazzino, il beach tennis ed è stato subito amore a prima vista.

DAGLI INIZI A MARINA DI RAVENNA AL TRIONFO AD ARUBA – “Con la mia famiglia eravamo soliti trascorrere le vacanze a Milano Marittima, dove in spiaggia non veniva praticata questa disciplina, ma un’estate siamo andati a Marina di Ravenna, al bagno ‘Mio Capitano’, che è accanto all’Oasi, vera e propria culla del beach tennis. E una esibizione con protagonisti i big di allora come Marighella, Mingozzi e Maldini, mi fece appassionare a questo sport, a cui mi sono poi dedicato in maniera agonistica dai 16-17 anni”, ricorda Giovannini (190 centimetri per 74 chili) parlando degli inizi di questa avventura. Anche se è ancora giovane d’età e quindi con la possibilità di arricchire ulteriormente il palmares, nel riavvolgere il nastro della memoria non sono poche le pagine rimaste impresse, probabilmente in modo indelebile. “Il successo più bello è stato il titolo vinto nel 2018 al torneo di Aruba, uno dei più prestigiosi del tour, in coppia con il russo Nikita Burmakin. In particolare non possono essere dimenticate le emozioni della semifinale contro Benussi-Beccaccioli, durata tre ore e 40 minuti e nella quale abbiamo annullato sette match point. Sicuramente una bella soddisfazione è l’essere stato numero 1 del mondo nel febbraio dello scorso anno. Tra i ricordi più belli c’è anche la prima vittoria in un torneo Grado 1 a Terracina, l’oro ai Giochi del Mediterraneo e le due finali ai Mondiali, anche se mi hanno lasciato un po’ di amaro in bocca, specie quella del 2018, con la sensazione di aver sprecato una occasione. Anche per questo ammetto che faccio fatica a rivedere quelle partite, io che di solito amo rivedere video e immagini non solo dei miei incontri, perché è necessario studiare con attenzione le caratteristiche degli avversari per essere pronti poi ad affrontarli sul campo”.
“RIPRENDERE I TORNEI? DURA PRIMA DELL’AUTUNNO” – Sfide che però sono sospese a tempo indeterminato a causa delle conseguenze del Covid-19 in tutto il pianeta: anche il circuito del beach tennis è stato al momento fermato sino al 13 luglio, ma il timore è che lo stop possa essere ulteriormente prolungato. “Sinceramente per il 2020 la vedo grigia, alla luce di quel che sta accadendo in altri Paesi, più indietro di noi temporalmente nello sviluppo dell’epidemia, non penso che si riuscirà a disputare gare internazionali prima dell’autunno, anche perché si tratta di eventi in cui c’è contatto fra pubblico e giocatori ed è il bello di questa disciplina. Per i Mondiali di Terracina, inizialmente in calendario a giugno, si era parlato di uno spostamento a settembre ma dubito che a livello internazionale ci si possa spostare tranquillamente in quel periodo. E’ meglio evitare di fare stupidaggini nel voler anticipare i tempi di una ripresa: più siamo in grado di resistere adesso e dopo più facile sarà tornare alla normalità”, afferma Giovannini che un paio d’anni fa ha deciso di interrompere gli studi per dedicarsi a tempo pieno alla carriera di beacher.

“QUEL PROGETTO LEGATO AL BEACH NEGLI STATI UNITI” – “Fino a metà del 2018 ho seguito i corsi di matematica all’Università di Bologna, poi è diventato quasi impossibile conciliare quel tipo di facoltà con lo sport ad alto livello – riconosce -. I risultati che ho ottenuto in quella stagione agonistica mi hanno aiutato a convincere anche i miei genitori della bontà della scelta. Inoltre ho affrontato un viaggio di due mesi negli Stati Uniti, ospite in California di mio zio che fa il ricercatore, per tastare il terreno in vista di un progetto professionale legato al beach, sport dall’enorme potenziale, basta vedere il boom che sta incontrando in Brasile, dove ci sono più tesserati che nel tennis. Ho incontrato i responsabili della San Diego Beach Academy e hanno dimostrato interesse all’idea, siamo rimasti in contatto e dovevamo rivederci in occasione dei Giochi Mondiali sulla spiaggia ad ottobre 2019 in programma proprio a San Diego, ma poi per assenza di sponsor privati gli organizzatori hanno rinunciato alla manifestazione, assegnata quindi a Doha. Non ho comunque rinunciato alla prospettiva di un futuro oltre Oceano, soprattutto per la cultura sportiva che caratterizza gli Stati Uniti: basti pensare che i ragazzi si alzano all’alba per praticare sport prima di iniziare la loro giornata scolastica. Scegliendo di fare il professionista ho investito su me stesso e dunque devo essere pronto a recepire quelle che possono essere delle opportunità professionali, anche e soprattutto fuori dai confini nazionali”.
“SPERO DI TORNARE AD ALLENARMI IN SPIAGGIA IN ESTATE” – Prima, però, c’è da togliersi qualche altra bella soddisfazione nei panni di atleta, considerando che il romagnolo si aspettava tanto dalla stagione 2020. “Dopo che nei mesi invernali siamo stati praticamente in simbiosi, svolgendo insieme tutta la preparazione atletica e il lavoro tecnico al cesto, mi fa un certo effetto ora poter parlare solo in video-chiamata con Michele Cappelletti e il nostro allenatore Alessandro Buccelli. Le nostre ambizioni per adesso rimangono nel cassetto, in vista di quando si potrà riprendere le competizioni. Spero però che almeno in estate sia possibile tornare ad allenarsi in spiaggia – l’auspicio finale di Tommaso -, sarebbe un primo importante passo verso una situazione di normalità per tutti”.
